martedì 28 febbraio 2012

Non saper che dire.


Per la prima volta Joey si trovava a parlare dell'infinito come mai prima. E c'era la luce fioca di una candela nella sua stanza, le dita che picchiavano forte sulla macchina da scrivere. Il pahtos. Fabrizio De André che è come un villaggio con attorno una radura e un bosco e tutto a precipizio su un mare blu e profondo e immenso. Ridondanza di E. Lui che incastrava le parole, in maniera semplice per dire cose che in realtà erano complicatissimi. Parlava degli ultimi e li faceva diventare i primi. Le minoranze a cui dava il permesso di urlare. Per chi viaggia in direzione ostinata e contraria col suo marchio speciale di speciale dispeazione tra il vomito degli estinti muove gli ultimi passi per consegnare alla morta una goccia di splendore di umanità di verità. E tutti coloro che ha cantato.Cantava ogni persona e nessuno capiva abbastanza.

Joey non sapeva che dire in realtà, preferiva il silenzio. Aveva gli occhi grandi e lucidi e pieni di sale. Aveva solo in mente l'infinito, una barca da scrivere e il mare.

mercoledì 22 febbraio 2012

Dell'infinito e di altre storie.

Oggi c’era l’infinito che s’incastrava nella linea perfetta di arancio rosso giallo che divideva il blu del mare dalle stelle del cielo. Il giorno veniva risucchiato via da un alito di vento calmo che nemmeno spettinava i capelli. Joey sedeva poggiata alla riva, con le ossa di vetro contro il gelido cemento. Due stelle segnavano la notte mentre il sole si aggrappava alla rete del mare per rimanere ancora un po’ ad illuminare la terra.


martedì 7 febbraio 2012


C'era il mare che s'incastrava tra due parentesi graffe di nero ghiaccio della laguna. Joey era avvolta dal grigiore del cielo, del mare. Il candido della neve che le cadeva addosso leggera e pesantissima. I capelli le dipingevano assurdi quadri impressionisti sul viso. Stringere tra le dita le pagine ingiallite piene di variopinta cultura. Le dita sporche di inchiostro e i libri di Venezie decedute che aveva comprato uno sconosciuto al posto suo. I centesimi rossi che risuonavano nel pavimento. 
Ma tu che vai, ma tu rimani 
anche la neve morirà domani 
l'amore ancora ci passerà vicino
 nella stagione del biancospino.