mercoledì 31 marzo 2010

precarietà.

precaria era l'aria e anche l'acqua della doccia. e i cd dei Kings of Convenience che non finiscono mai al momento giusto. Joey e le sue crisi di nervi da quattordicenne alle prese con i problemi adolescenziali.
Joey aveva voglia di una passeggiata sotto la pioggia leggera che preannunciava un umido aprile. un ombrello a righe turchine e candide, quasi ci pioveva dentro. sorgeggiare litri di camomilla calda con le mani che tremavano incapaci di placarsi. città invisibili dai nomi di donne d'altri tempi. amori che si dirottano verso l'america. diari che fanno venire la nausea.

venerdì 26 marzo 2010

Remember.

crini rubini che sventolavano al vento delle piazze parigine dove sorridevano i gargoyle.
che Joey si perdeva in pagine ingiallite. Avril est un mois cruel.
Joey si sbucciava le ginocchia sulle scale dei metro parigini.
Joey aveva la testa che girava come una giostra correndo nelle piazze di Parigi.
" si vedeva bene da lassù Joey?"

le sedie in ferro verdi e le loro conversazioni serie.
salire per poi scendere le scale.Joey aveva le gambe che tremavano.Remember how we picked the daffodils?
Nobody else remembers, but I remember.

domenica 21 marzo 2010

P.





















c'erano i violini fuori dalle finestre e il vento che spettinava a capelli a Joey. correre a dirotto lungo le scale della torre eiffel e sbucciarsi le ginocchia ridendo. il vento che spettinava i capelli a Joey e le parole che si seccavano nella gola. le stazioni della metro in cui c'era troppa aria ma si stava in apnea lo stesso. non c'erano draghi che volavano accanto a notre dame mentre i passanti le cadevano accanto scivolando nei resti di una banana. luci verdi d'emergenza e quadri d'autore. avere la nausea e diventare invisibili come nei lager nazisti. che non pioveva mai a Parigi. che non volavano mosche a Parigi. che non si mangiava a Parigi. che in fondo le manca Parigi.

domenica 14 marzo 2010

C.di confusione.



Joey cercava di districare la complicata matassa dei suoi pensieri. c'era la nebbia che avvolgeva di parcheggi lungo la statale. i cerbiatti che passeggiavano per i boschi inquinati delle colline qui accanto. a Parigi dici che non volano mosche. che Violet aveva deciso di rimanersene a casa. che Alice si era lanciata tra le pieghe turchine della valigia. che Joey tremava e nessun vinile dei king of convenience la tranquilizzava.

martedì 9 marzo 2010

e.

la neve che le rideva addosso dai finestrini dei treni. Joey e gli omini rossi dei semafori.Joey e le scarpe umide nella neve. E i libri di tedesco che non si vogliono aprire, degli aggettivi che non si declinano.V.B. e la neve e le scale con le macchine da scrivere turchesi.cardigan neri dai bottoni troppo piccoli. guardavi dal finestrino-che posto di merda.-mi dicevi. bottiglie di vino rosso che non si aprivano.lo scompartimento della tua piccola gabbia toracica che perde, che sgocciola come un frigorifero sbrinato. nelle stazioni dei treni tremava sempre un po'. le sue parole cadevano dentro nelle viscere lasciate sul tavolo con cadenza indelebile.cazzo.vaffanculo. aveva paura di trovare una mosca a Parigi, Joey.

giovedì 4 marzo 2010

latticini.




e i maglioni a righe di Joey non tenevano abbastanza caldo. le cosigliavano di disintossicarsi dalla caffeina, si era data al latte con pessimi risultati. schegge di vetro e materassi inzuppati. le pozzanghere erano diventate velenose e nessuno ci beveva più. come artisti si è già troppo avventurieri dentro. abbozzava T. in novelle dalle pagine ingiallite. logiche incomprensibili e biciclette dalle ruote sgonfie.correvano sulle strisce pedonali poggiano i piedi sulla vernice fresca. Sorridi alla circostanza. pessimista. riempire pagine d'ansia scrivendo al contrario. Torino e gli occhi chiusi. il sole accecante nei campi di segale di provincia.vecchi occhiali da sole, dolori intercostali e barbuti comunisti, scusa se ti par poco.

martedì 2 marzo 2010

L.diLatte

tanto Joey al latte era allergica. New sensations bear the innocence, leave them for another day. urlava Ian Curtis. il letto sfatto alle sette del mattino era lo stesso letto sfatto delle dieci di sera.