martedì 31 agosto 2010

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Joey giocava a fare l'inventore.i treni che si incastrano allo scambio binari indecisi, anche loro. immaginava amicizie fottutamente pure, fatte di sigarette, caffè amari, e poesie lette piano. piano per dare senso alle parole, una alla volta. la malinconia che le si attaccava alle spalle con il nastro adesivo da pacchi color cartadazucchero. il cielo color occhi blu tra le sue mani mentre battono le due pesanti che suonano come nei film dove il colpevole è il maggiordomo.come sempre. tutto come sempre.

martedì 24 agosto 2010

shesnosuperman.

Joey non era di certo un superoe dei fumetti e tutti s'illudevano che lo fosse. quella fama da salvatore dei buoni non faceva per lei. forse era tra i cattivi, lei. e forse se lo meritava pure. quel suo mondo un po' oscuro e turchino pareva colarsi come le candele delle chiese. si, quelle dei santi. che le mancavano gli angoli parigi e li stringeva con le mani portandoli con sè. dovunque.comunque. le idee avevano mai smesso di rotolare? la pioggia dentro e fuori il caldo sole di fine agosto che penetrava dai tendaggi troppo caldi. i draghi che volano troppo distanti. ed avevamo gli occhi troppo belli. nemmeno si guardavano più negli occhi. camminava lungo la linea bianca che divideva la strada cullata dal vento dei tir e dei veicoli. troppo veloci per accorgersi di lei. troppo lenti per portarla con loro.

venerdì 20 agosto 2010

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la pioggia d'agosto si mescolava ai fondi di caffè nella tazza di Joey. i vecchi campi di grano dietro la stazione erano stati sostituiti dai campi di grano dietro i cimiteri. nuove ferite per cui non bastavano i cerotti usati, nemmeno erano sposati, loro. Joey sentiva la mano del signor V .tra la sua. ma era fredda. e la sua mano calda era l'unico calore che adorava la piccola Joey.l'odore di tabacco e caffeina sulle mani che portava sul viso come una maschera. negativi fotografici e occhi di pesce e il bianco e nero come i film d'epoca. che forse doveva allontanare quella mano dalla sua, Joey. tremava all'idea. tremava. forse non era quella l'ora. no, non lo era.

lunedì 16 agosto 2010

joy.


" nessuna stella che ci cade addosso" appuntava Joey con una scrittura tondeggiante e tremolante sul suo taccuino. appuntava ogni movimento del cielo scuro sul suo taccuino.chissàcome era in cielo su Berlino se qualcuno vi ci era scappato.
che con il suo nome Joey si sentiva condannata a non essere felice. una storpiatura della parola britannica gioia, la sua maledizione speciale. che poi nemmeno credeva potesse esistere, c'era chi si chiedeva che rumore faceva e nessuno che mai sapeva rispondere. Daddy, daddy, you bastard, I'm through. che urlava di non essere dimenticata Joey, lo urlava con tutta l'aria che ancora riusciva a respirare ed era poca, troppo poca per i suoi polmoni. forse nemmeno il suo vicino di casa la sentiva. non la sentiva più. insomniac. che tutto si spegneva. anche lei, un po'.