mercoledì 8 giugno 2011

O come oceani interiori.

Joey si chiedeva se avrebbe mai ritrovato un posto da chiamare casa. un posto avvolto dal fitto bosco per potersi perdere lentamente.aveva bisogno di un luogo sterile dal mondo. un luogo suo.un luogo dove è emozionante guardare la pioggia dalle vetrate.dove le puntine graffiavano vecchi dischi di vinile che accompagnavano il contrarsi dei suoi polmoni imprigionati nella gabbia toracica. un luogo avvolto di blù e oscurità. un luogo per la pace interiore. dove le sue magliette nere sbiadite si perdevano tra i tappeti scuri.dove poter fumare le sigarette nel terrazzo. dove avvolgersi di libri e dall'odore forte delle pagine ingiallite. un posto che non sapesse di inferno come tutto il resto. un'atmosfera avvolgente. il grigio delle persone malinconiche e sperdute. il nero avvolgente. il bluazzurro degli oceani e mari lontani. degli oceani lontani. degli oceani, come quelli che cantava De Andrè.


- Fabrizio, che tipo di presenze ha per te oggi il mare? - Pare che perfino Attila si sia fermato davanti al mare. Attila sicuramente non era un buon marinaio, ma può darsi che davanti al mare gli sia bastato sedersi ed immaginare.

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