venerdì 19 giugno 2009

era stata una bambina





Anche Joey era stata una bambina. Non una bambina come le altre, sarebbe stato troppo facile per lei.

Dopo la scuola con la sua amata cartella in cuoio, si avvicinava a quel tunnel che lei credeva magico e iniziava a sognare, sognava di entrarci e di entrare nel suo mondo. Dio, quanto le sarebbe piaciuto incrociare i suoi alterego.
Era tutto così terrificante. Non erano come i giochi dei suoi compagni di scuola, colorati, inutili. nel suo mondo esistevano animali di pezza, rovinati, macchiati dal tempo, come se prima fossero stati di qualcun altro, cosa che Joey aveva sempre sperato. Aveva una medusa bianca, la stoffa che la rivestiva era consunta, usurata dalle intemperie. Eppure per lei era splendida. Aveva un coniglio turchino con in mano la più tagliente delle lame, che lei amava squadrare come si osserva il proprio omicida.
Passava la sua vita con loro o almeno quell’essenza di essa che lei riteneva tale. E poi il più dolce, infantile, terrificante degli incubi volgeva al suo termine.
Una voce calda e affettuosa, quasi corrosiva, di donna la chiamava “Tesoro, ti stiamo aspettando a tavola.” E Joey, ripuliti gli abiti di sangue, usciva dalla sua stanza diventando, almeno agli occhi del mondo, una bambina modello.

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