affogava il suo senso d'oppressione, Joey, premendo il suo pallido corpo cadaverico sul freddo delle piastrelle aspettando che l'acqua giungesse a quella tiepidezza capace di toglierle il fiato.
Spincia. Bleah. Joey.
ti squarterebbe a morsi se non fosse così sconvolgente e si mangerebbe volentieri delle meduse per colazione.
"Joey non era un essere umano qualunque. sarebbe tutto troppo semplice per noi comprenderla nel suo intimo esistere e tutto risulterebbe di una piattezza degna della vita di un qualsiasi impiegato da metropolitana: binari, ufficio, mensa, ufficio, binari, divano e birra. Poco conosco dei suoi lineamenti, molto ricordo del suo essere.
Occhi vitrei, rotti dall’iride cristallino culminanti in due enormi pupille oscure, era buio la prima volta che l’incontrai. Capelli pece, lunghi quanto basta a coprirle le spalle tenuti al lato del viso da un paio di fermagli, utili a farla sembrare agli occhi del mondo, ancora la bambina così perfetta ed ordinata, quale però non era mai stata, se non agli occhi del mondo che lei dolcemente ripudiava."
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