martedì 13 luglio 2010

diciannove.

l'eterea anima da diciassettenne chiamata Joey.
ma tocca a me oggi. che non sono Joey, ma sono anche Joey. il futuro che mi si incastra nelle mani come una matassa senza senso. e tu ti giri per dirmi guarda come siamo friabili. da guarda quanto siamo friabili. c'era Vasco Brondi che cantava anche per me sabato notte. che scrive bene quando dice che lo terrorizzano le cose che si avverano e anche a me. tremo nei miei fragili diciannove anni. in perfetta solitudine nel millenovecentonovantuno. ho il caschetto nero e una virgola sul polso che a volte vorrei non avere. e bevo litri di caffè nero amaro. non vedo nulla. vuoto. e l'aria è troppo precaria come i tombini lungo la provinciale. e G. e le sue parole nel mezzo della notte.e il mare che non c'è. e non c'è niente. solo litri di vino bianco e torta alle fragole. e io che non sorrido più da un bel po'.

3 commenti:

  1. mi sembra di essere già stata qui, anni fa, poi è nato qualcosa, e non ci sono più tornata. ma questo è un sogno che profuma di sigarette davidoff e di sudore femminile. è un'altra storia, ma racconta la bellezza.

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  2. L'aria è così precaria che ci divorerà.

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