E nello scrosciare delle piogge acide portami a bere dalle pozzanghere.i canali di scolo dell'acqua piovana raccoglievano ciò che rimaneva di Joey. sentiamo il rubinetto che si dispera tutta la notte. si scaldava l'esofago facendoci scorrere tazze giallognole illudendosi che quel calore le bastasse. che il tic tac compulsivo dell'orologio le sebrava un treno merci quando non fa sosta nelle stazioni. fottutamente è un avverbio poco usato, non per lei. se c'è il sole non è detto che ci sia la primavera.un dolce vaffanculo e un amaro addio. c'era il veleno che scivolava dagli alberi e niente che poteva proteggerla. postpunk, postindustriale, postebbasta. dai tombini ancora si sentivano le ambulanze urlare. affogava ciò che rimaneva del suo taccuino da artisti con spirali spigolose. anche i serial killer perdevano la lucidità, a volte. Ed oggi toccava a Joey.
giovedì 25 febbraio 2010
martedì 23 febbraio 2010
ma che begli occhi che hai, chissà come mi vedi bene. eppure Joey non lo vedeva per niente. avvolta dalla nebbia sotto il cielo coperto di nuvole in bianco e nero. il cielo underground. i giovani che affollavano le strade che era come se fossero vuote. morire per mancanza di idee. Joey rinchiusa nella sua cupa prigione, scriveva. e le briciole s'incastravano nella gola e non bastava l'anice a toglierle di mezzo.
lunedì 22 febbraio 2010
polvere.
venerdì 19 febbraio 2010
qui non piove più, ormai. qui non smette più, ormai.
Joey aveva smesso di contare le gocce che disegnavano ragnatele sul vetro grigiastro. Pioveva, ma gli ombrelli non servivano a nulla. portami a bere dalle pozzanghere. le tazze di te si lasciavano avvolgere dal fumo violaceo delle candele. anice e vaniglia. Joey voleva solo un po' d'Aria ma nessuno sembrava lasciargliela. egoisti. le mani lasciavano le impronte condensate nel cristallo, gelate. le centrali elettriche lasciavano al buio le città. le lampadine avevano bisogno della camicia di forza. idee malate. Joey non aveva abbastanza fiato per rincorrere il vento e andare a bere con lui dalle pozzanghere.
Joey aveva smesso di contare le gocce che disegnavano ragnatele sul vetro grigiastro. Pioveva, ma gli ombrelli non servivano a nulla. portami a bere dalle pozzanghere. le tazze di te si lasciavano avvolgere dal fumo violaceo delle candele. anice e vaniglia. Joey voleva solo un po' d'Aria ma nessuno sembrava lasciargliela. egoisti. le mani lasciavano le impronte condensate nel cristallo, gelate. le centrali elettriche lasciavano al buio le città. le lampadine avevano bisogno della camicia di forza. idee malate. Joey non aveva abbastanza fiato per rincorrere il vento e andare a bere con lui dalle pozzanghere.
lunedì 15 febbraio 2010
draghimeduseeunicorni.
Assassine e draghi cucinano la pasta con il timer. dolci troppo dolci. le strade dei parchi dirette a Wonderland. che dai finestrini degli eurostar tutto appare sfocato dalla nebbia. che Milano era veleno. avere una tuba che cade sugli occhi e non volerla levare mai. Joey voleva un unicorno rosa per squarciarlo e ridere a dirotto respirando elio. non ci sono più le strisce pedonali di una volta. Joey sorseggiava birre troppo calde. le mani tremavano stringendo la lattina. gli abbracci alla stazione non erano il suo forte, poi piangeva sempre.
venerdì 12 febbraio 2010
riot.
tanto Joey stringeva promesse che sapeva non avrebbe mantenuto. nella cucina al buio non trovava le forbici, solo forchette. e sentirsi come i fiori di loto, ma neri. la rivoluzione dei posacenere in cui non ci sono meduse. e nelle ore di latino voleva una birra, come sempre. e le vicine di banco urlavano ai rave sull' interprise. le dita che profumavano di vaniglia e gli occhiali da sole dalle lenti poco spesse. Joey non riusciva nemmeno a scorgere la linea che separava la carreggiata. a Joey piaceva la notte e drogarsi, andare in overdose di video musicali. settecentosei- settecentodiciotto. e Joey si sarebbe addormentata sul letto sfatto da giorni. e aveva smesso di contare le tazzine del caffè che si ammucchiavano sul comodino accanto ai libri che non avrebbe mai finito di leggere.
giovedì 11 febbraio 2010
k.comecoltelliekiller.
tutto sommato Joey era una serial killer per bene. e c'era la neve che si scioglieva sotto le scarpe e la libertà era come sempre troppo distante per poterla raggiungere. e le sigarette umide che non s'accendevano. soprattutto mi terrorizzano le cose che si avverano. che poi non sapeva più scendere le scale senza inciampare nei gradini. Joey i giorni pari starebbe a letto volentieri. che era stanca che tutti le disegnassero futuri inverosimili. e nessuno guardava il presente che lei scarabocchiava nelle pagine del moleskine.
domenica 7 febbraio 2010
G.comegrigio.
E c'era il cielo fuori. grigio, un grigio avvolgente come quando si mette un po' di nero nel bianco della pittura per muri per evitare che risultino troppo freddi. Joey stringeva le mani nelle tasche dei suoi pantaloni troppo consunti. chiudeva gli occhi e si illudeva di saper ancora respirare. sembrava che i polmoni le esplodessero. e l'aria fredda graffiava la gola. i piedi distruggevano i fili d'erba come in una guerra vinta in partenza. c'erano mille parole che non avrebbe mai detto che si incastravano nello stomaco. stava per vomitarle accompagnate dagli orsetti gommosi della sera prima. e la birra non bastava mai. i capelli le si schiantavano negli occhi mossi dal vento. gomitoli di lana pieni di emozioni. i fulmini che non si facevano fotografare la irritavano. non conoscere bene la punteggiatura, e si fa un overdose di virgole a pennarello indelebile sul polso. -E mi sento terribilmente giù.maliconica. - Forse un po' anche io. e che i contatti multimediali si stroncano. Joey non poteva nemmeno fingere d'abbracciare lo schermo del computer per mancanza d'affetto. sorrisi amari che le incorniciavano il viso. la notte da quando non le rimboccavano più le coperte non le rimanevano altro che sogni torbidi e incubi terrificanti a farle compagnia.
mercoledì 3 febbraio 2010
Stendimiapugni.
neuroni saturi che s'accartocciavano senza lasciare spazio a pensieri troppo lucidi. c'erano gatti che scivolavano veloci sopra i tetti di condomini di città che Joey non riusciva a scorgere dalla sua finestra. una prigione bianca di mattoni la sua. e gocciolavano le magliette nere sbiadite stese sullo stendibiancheria. stendimi prendendomi pugni sullo stomaco. e gli ombrelli a righe non bastavano più contro queste english summer rain(s) . e nemmeno le parole di Battiato bastavano più. avrebbe incrociato le braccia seduta su una vecchia poltrona dal velluto consunto dalla trama scozzese. acceso una sigaretta. messo gli occhiali da sole. sorgeggiato una birra. e. e respirato.
lunedì 1 febbraio 2010
empty.
l'arte è eccesso.convinzione chiara nella mente di Joey. le pareva assurdo che qualcuno ci potesse rinunciare. era come una cura per il male che il mondo le affligeva ad ogni passo. forse era per questo che lentamente indietreggiava. c'era chi indossava costumi da uomo chi costumi da coniglio. che fosse un caso che D.D. indossasse un costume da morte? assurdo.
[i l v u o t o.]
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