domenica 7 febbraio 2010
G.comegrigio.
E c'era il cielo fuori. grigio, un grigio avvolgente come quando si mette un po' di nero nel bianco della pittura per muri per evitare che risultino troppo freddi. Joey stringeva le mani nelle tasche dei suoi pantaloni troppo consunti. chiudeva gli occhi e si illudeva di saper ancora respirare. sembrava che i polmoni le esplodessero. e l'aria fredda graffiava la gola. i piedi distruggevano i fili d'erba come in una guerra vinta in partenza. c'erano mille parole che non avrebbe mai detto che si incastravano nello stomaco. stava per vomitarle accompagnate dagli orsetti gommosi della sera prima. e la birra non bastava mai. i capelli le si schiantavano negli occhi mossi dal vento. gomitoli di lana pieni di emozioni. i fulmini che non si facevano fotografare la irritavano. non conoscere bene la punteggiatura, e si fa un overdose di virgole a pennarello indelebile sul polso. -E mi sento terribilmente giù.maliconica. - Forse un po' anche io. e che i contatti multimediali si stroncano. Joey non poteva nemmeno fingere d'abbracciare lo schermo del computer per mancanza d'affetto. sorrisi amari che le incorniciavano il viso. la notte da quando non le rimboccavano più le coperte non le rimanevano altro che sogni torbidi e incubi terrificanti a farle compagnia.
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Tu scrivi in maniera veramente sublime. Riesci a comunicare attraverso tutti i sensi. Davvero complimenti. C'è qualcosa in quelle parole, qualcosa che un pò rimane ancora celato in chi le scrive.
RispondiEliminaGrazie come sempre dei tuoi testi.
RispondiEliminaStacco un attimo la spina ed entro a salutarti nel tuo mondo blu.
Giusto il tempo di un tè.
Se abbracciassi lo schermo, ti arriverebbe il mio abbraccio?
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