sabato 25 dicembre 2010
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che non si esce vivi dal natale di provincia.nemmeno Joey. i suoi capelli troppo corti le sue dita troppo gelide. che era una luce blu lei. un po' spenta un po' bruciata. che si contavano le costole piano.che si contavano le vertebre piano.nausea nausee nausée. i cerotti usati dentro le tazze di caffè, affogati. una manica verde e una nera e una chela di granchio. elettrocardiogrammi piatti, che non le ha mica le montagne russe dentro,lei.virgola. le idee che sono, che erano in convalescenza.che forse sono morte. a-pathos. pane e incubi. litri di liquore alla liqu(i)erizia. autori francesi e morirci sopra. aghi di pino lungo la schiena. che poi, che poi non chiedetele di fare promesse a Joey che poi voi per primi non mantenete. fare i picnic con gli ombrelli tra i passaggi a livello delle nostre anime con le tovaglie a quadri neri e turchini.
domenica 19 dicembre 2010
caffenumerosette. |
Scriveva lettere, Joey. qwerty. dire tutto e niente. andare ad amare in discariche abbandonate dietro casa. contava i fiocchidineve con le dita.contava i sorsi di caffè con le dita. i divani a fiori congelati. le bici usate dipinte di rosso blu oro. rossobluoro. i sacchetti di plastica in cui soffoca. color dell'anice come i suoi occhi.
la tisana alle erbe verdi delle tre.delle quattro.che poi è anche la stessa delle cinque.incastrare la sua anima nella pellicola di Violet. comeseifotosensibile, oggi.
la tisana alle erbe verdi delle tre.delle quattro.che poi è anche la stessa delle cinque.incastrare la sua anima nella pellicola di Violet. comeseifotosensibile, oggi.
come poteva sbrogliare Joey, un'anima così? D I S O R D E R . D I S O R D E R . D I S O R D E R .
giovedì 2 dicembre 2010
imperi blu. anime blu. Joey i centimetri di nevischio sotto le scarpe. il classico senza futuro.il futuro più classico.
{che poi vanno di moda i cantautori quelli che fanno a gara per essere più anonimi di tutti.poi vanno di moda. poi li criticano tutti. poi si dimenticano. che non ha voglia di parole troppo sognanti Joey.}
cadono i sassi sui canali di Venezia. affondano. i capelli color carbone.
{che poi vanno di moda i cantautori quelli che fanno a gara per essere più anonimi di tutti.poi vanno di moda. poi li criticano tutti. poi si dimenticano. che non ha voglia di parole troppo sognanti Joey.}
cadono i sassi sui canali di Venezia. affondano. i capelli color carbone.
giovedì 18 novembre 2010
Joey e Merv. affogare piano a distanze impossibili. cicatrici. bollicine al lattosio turchine, turchesi. Draghi, meduse,assassine. morsi su mille pagine di libri ormai gialli.ormai impolverati. l'autunno come una lama ben affilata. i chilometri, le acque, i capelli, i cappelli. labbra all' anti-infiammatorio alla menta. mi curi tu. unidiciequindici. analogie e fotografia analogica.
ciao mi chiamo Joey. e niente.
lunedì 1 novembre 2010
prossimafermataOdéon.
venerdì 8 ottobre 2010
Mdimorsiealtroancora.
preferiva i Morsi ai baci Joey. e portare Parigi al collo non era da tutti, si dicevano. conoscere Mondi nuovi che profumano d'inferno e farne parte. che di notte pioveva e Joey si sentiva sola ed aveva paura. e il cuore che faceva Male o forse erano i polmoni o forse era solo, solo ipocondriaca. pastiglie e cure. Joey che tentava di inchiodare quel sorriso sfuocato con le Mollette ai fili del bucato per non lasciarlo andare via, portato dal vento autunnale di provincia. profili sfocati su treni regionali che partono piano anche nei giorni di pioggia. che Joey odiava vederli partire, piano, stronzi. e se ne andava sempre prima, lei. erano da Plutone, loro. o saltellavano negli anelli di Saturno? sinapsi incastrate e occhi turchini dipinti di stanchezza appena socchiusi.
mercoledì 29 settembre 2010
forseaVeneziafinisceilmare,mihannodetto.
Forse Venezia ho paura di perderla tutta in una volta, se ne parlo. scriveva chi di Venezia e di viaggi ne sapeva davvero. Joey aveva paura di perderla la sua venezia. il mare intrappolato nei canali scuri e profondi. i ponti ispanici che si attraversano a fatica. c'erano poeti che si credevano sconfitti e facevano gli psicologi in erba. c'erano conigli dalle orecchie bianche e lunghe. c'erano macchine fotografiche che battevano nel petto, diceva. c'erano macchine fotografiche che funzionavano tra i neuroni, diceva. nicaragua verdi e capelli alla frutta e ricci alla elvis. che ti voglio bene a fondo perduto, evangelista.
mercoledì 22 settembre 2010
mercurio.
E che così c'era Parigi una volta. ma non sarebbe rimasta per sempre. i ricordi in Joey si sovrapponevano, s'incastravano e lei non aveva abbastanza forza per legarli a sè stessa. mercurio e argento. angoli veneziani coprivano lentamente i vicoli troppo larghi dei viali parigini. treni a bassa velocità sovrastavano i binari del metro parisien."la salute non sta solo nei millimetri di mercurio del termometro, lo sa?" Joey sfoderava un sorriso quasi di sfida a quel camice bianco che la fissava quasi provenisse da qualche pianeta sperduto. Plutone, magari. nel sangue una dose di caffeina decisamente sopra la media la rendeva anche troppo tranquilla, come asuefatta. gli occhi che s'incrociavano con i suoi si limitavano ad osservarne il colore chiaro, l'interno giallognolo senza curarsi di ciò che tentava disperatamente di urlare con quello sguardo stanco. lungo la linea gialla che la separava dalle parallele di metallo, aspettava Matilda, Joey.
giovedì 9 settembre 2010
scappiamosuaBerlino.
Joey eterea nei suoi diciassette anni {più due, dicono} approdava nella laguna. non ci trovava niente di romantico, lei. l'acqua alle ginocchia e i vicoli stretti con dei nomi floreali. sorrisi a mandorla troppo invadenti. amava Parigi e i suoi neuroni incastravano i ricordi di quella magica città.ci avrebbe portato Matilda, a Parigi. o forse dovevano scappare su a Berlino. puntodidomanda. giacche da marinaio o da grifondoro incastrate nel suo corpo gelido, quasi azzurrognolo. essere un' assassina diventava sempre più impegnativo per lei. omicidi e vino rosso e vetri. caldo. caldi. tagliente. taglienti. life will tear us apart. i tasti della macchina da scrivere con cui avrebbe voluto scrivere il bene che le voleva, a Matilda in piccoli caratteri neri. scuri e decisi. le nuvole che scivolavano nel cielo di metà settembre la sfioravano appena, Joey e i suoi occhi chiari, troppo spenti. che si accendeva un'altra sigaretta e beveva un caffè, pur di non pensare, Joey. jo{e}y {division}. ma c'erano i draghi, i draghi con le spalle forti che accoglievano piano quello stregatto di Joey.
martedì 31 agosto 2010
?
Joey giocava a fare l'inventore.i treni che si incastrano allo scambio binari indecisi, anche loro. immaginava amicizie fottutamente pure, fatte di sigarette, caffè amari, e poesie lette piano. piano per dare senso alle parole, una alla volta. la malinconia che le si attaccava alle spalle con il nastro adesivo da pacchi color cartadazucchero. il cielo color occhi blu tra le sue mani mentre battono le due pesanti che suonano come nei film dove il colpevole è il maggiordomo.come sempre. tutto come sempre.
martedì 24 agosto 2010
shesnosuperman.
Joey non era di certo un superoe dei fumetti e tutti s'illudevano che lo fosse. quella fama da salvatore dei buoni non faceva per lei. forse era tra i cattivi, lei. e forse se lo meritava pure. quel suo mondo un po' oscuro e turchino pareva colarsi come le candele delle chiese. si, quelle dei santi. che le mancavano gli angoli parigi e li stringeva con le mani portandoli con sè. dovunque.comunque. le idee avevano mai smesso di rotolare? la pioggia dentro e fuori il caldo sole di fine agosto che penetrava dai tendaggi troppo caldi. i draghi che volano troppo distanti. ed avevamo gli occhi troppo belli. nemmeno si guardavano più negli occhi. camminava lungo la linea bianca che divideva la strada cullata dal vento dei tir e dei veicoli. troppo veloci per accorgersi di lei. troppo lenti per portarla con loro.
venerdì 20 agosto 2010
.
la pioggia d'agosto si mescolava ai fondi di caffè nella tazza di Joey. i vecchi campi di grano dietro la stazione erano stati sostituiti dai campi di grano dietro i cimiteri. nuove ferite per cui non bastavano i cerotti usati, nemmeno erano sposati, loro. Joey sentiva la mano del signor V .tra la sua. ma era fredda. e la sua mano calda era l'unico calore che adorava la piccola Joey.l'odore di tabacco e caffeina sulle mani che portava sul viso come una maschera. negativi fotografici e occhi di pesce e il bianco e nero come i film d'epoca. che forse doveva allontanare quella mano dalla sua, Joey. tremava all'idea. tremava. forse non era quella l'ora. no, non lo era.
lunedì 16 agosto 2010
joy.
" nessuna stella che ci cade addosso" appuntava Joey con una scrittura tondeggiante e tremolante sul suo taccuino. appuntava ogni movimento del cielo scuro sul suo taccuino.chissàcome era in cielo su Berlino se qualcuno vi ci era scappato.
che con il suo nome Joey si sentiva condannata a non essere felice. una storpiatura della parola britannica gioia, la sua maledizione speciale. che poi nemmeno credeva potesse esistere, c'era chi si chiedeva che rumore faceva e nessuno che mai sapeva rispondere. Daddy, daddy, you bastard, I'm through. che urlava di non essere dimenticata Joey, lo urlava con tutta l'aria che ancora riusciva a respirare ed era poca, troppo poca per i suoi polmoni. forse nemmeno il suo vicino di casa la sentiva. non la sentiva più. insomniac. che tutto si spegneva. anche lei, un po'.
martedì 27 luglio 2010
viaggicomeopered'arte.
punk, indie, oh come siamo underground baby.
ostelli dalle porte rosse un po' comunisti un po' femministi. ma tanto non si trovano. le spagnole lavorative e la conquista dell'oriente. il big ben dondola sotto l'occhio di Londra.le borsette di plastica del tesco per ogni everylittlehelps quotidiano. mercatini rocknroll. macchine fotografiche. canticchiare i B(austelle)eatles. caramello e panna e caffè e muffin ai mirtilli.ombre veloci. e poco sole. camden town e le vie e lo shopping e la lomografia. futurismo e futuristi. alla Tate fumano tuttim , anche i tombini. mercatini alle noci di cocco. bufali, unicorni e teschi. andiamo a Londra a dimagrire.tower bridge e il gelato a caduta. e le gallerie nazionali e i girasoli e i musei britannici e le pillole incastonate come diamanti nelle reti. king's cross e il binario noveetrequarti. London Bridge fermata A e le quattroemezza del mattino.e la manica troppo corta.oyster vs navigo. e Parigi e le stazioni che non ci aspettavamo. a Parigi dici che non volano mosche. noi che siamo più rivoluzionarie dei quadri di delacroix. e i prati sintentici sulle torri parigine. e i mulini rossi e l'aria di trieste. ridere in faccia alle statue del louvre.alberghi fatiscenti. e i conigliicon gli occhiali che fumano gitanes come la gente importante .avere delle tende come lenzuola.hotel per suicidarsi e asciugamani come tappeti. centri d'arte moderna e fontane e piccioni. baguette e crepes. musei in vecchie stazioni. Amélie e la sua Parigi.
e Joey e C. e nessun altro. e Joey e C e nessuno. e Joey e C. eJoey. e C.
giovedì 15 luglio 2010
doglieblu.
tremavo un po' di doglie blu.andiamo a londra a dimagrire.e a Parigi dici che non volano mosche. che partiva Joey che non voleva nemmeno tornare forse. i voli basso costo della ryanair e quindici chili di vita. sigarette alla vaniglia e fiammiferi blu. Ilford da trentasei quattrocento iso.
flash turchini come le fate. cubi di rubik. cappelli grigi magliette nere sbiadite. virgola.calavera e mandorle.
flash turchini come le fate. cubi di rubik. cappelli grigi magliette nere sbiadite. virgola.calavera e mandorle.
martedì 13 luglio 2010
diciannove.
l'eterea anima da diciassettenne chiamata Joey.
ma tocca a me oggi. che non sono Joey, ma sono anche Joey. il futuro che mi si incastra nelle mani come una matassa senza senso. e tu ti giri per dirmi guarda come siamo friabili. da guarda quanto siamo friabili. c'era Vasco Brondi che cantava anche per me sabato notte. che scrive bene quando dice che lo terrorizzano le cose che si avverano e anche a me. tremo nei miei fragili diciannove anni. in perfetta solitudine nel millenovecentonovantuno. ho il caschetto nero e una virgola sul polso che a volte vorrei non avere. e bevo litri di caffè nero amaro. non vedo nulla. vuoto. e l'aria è troppo precaria come i tombini lungo la provinciale. e G. e le sue parole nel mezzo della notte.e il mare che non c'è. e non c'è niente. solo litri di vino bianco e torta alle fragole. e io che non sorrido più da un bel po'.
ma tocca a me oggi. che non sono Joey, ma sono anche Joey. il futuro che mi si incastra nelle mani come una matassa senza senso. e tu ti giri per dirmi guarda come siamo friabili. da guarda quanto siamo friabili. c'era Vasco Brondi che cantava anche per me sabato notte. che scrive bene quando dice che lo terrorizzano le cose che si avverano e anche a me. tremo nei miei fragili diciannove anni. in perfetta solitudine nel millenovecentonovantuno. ho il caschetto nero e una virgola sul polso che a volte vorrei non avere. e bevo litri di caffè nero amaro. non vedo nulla. vuoto. e l'aria è troppo precaria come i tombini lungo la provinciale. e G. e le sue parole nel mezzo della notte.e il mare che non c'è. e non c'è niente. solo litri di vino bianco e torta alle fragole. e io che non sorrido più da un bel po'.
domenica 11 luglio 2010
tempesteepochestelle.
e c'erano le lucidellacentraleelettrica che urlavano nella domenica delle salme. centocinquantatre chilometri e troppo pochi di strade a scorrimento veloce. Joey avrebbe voluto vedere L. dividere una birra e una sigaretta. chissàcomestavaMatilda si chiedeva. quattrocentotrentun chilometri e un paio di birre e parole un po' a caso. le faresti bene, a Joey, probabilmente. i poeti incompresi o compresi solo da pochi. a Joey piaceva da morire il modo in cui i neuroni di L. si incastravano tra di loro. difficile capire. era bello quando ci si incastrava su pellicole da quattrocento iso e macchinette di plastica della coop.sorridevano e faceva caldo. non erano sconfitti loro. forse solo per il mondo.
martedì 6 luglio 2010
venerdì 25 giugno 2010
anime.
va tutto bene, va tutto bene ci siamo solo persi di vista. ma non va bene per niente.e sentirsi ad anni luce di distanza l'una dall'altra, due anime quasi estranee ormai. Joey e i cappelli grigi. *** e i suoi capelli troppo neri troppo ribelli troppo tutto. e fogli a righe timbrati nelle mani. e fogli a quadri timbrati nelle mani. trentasette. gli occhi che nemmeno le si chiudono più senza vivere di sogni. i sogni fanno più male degli incubi. una virgola impressa sui bianchi polsi dove le vene spettinate s'attorcigliavano tra di loro. e Joey e le parole che non c'erano più. e gli ossi delle ciliegie tra le mani fredde nel pieno di giugno. che bell'inganno sei anima mia e che grande il mio tempo che bella compagnia mi sono spiato illudermi e fallire abortire i figli come i sogni.
giovedì 10 giugno 2010
,
e tutte le cenerentole, tutte le cenerentole
e le lune nei tuoi occhi disfatte
e indelebili, resteranno indelebili.
e Joey e il signor V. si disegnavano indelebili le loro anime ma senza i pennarelli. angoli arrugginiti in quella ferraglia di neuroni. le linee storte. tesi antitesi e sintesi mal riuscite. capelli rossi emarginati che se vivessero ora sarebbero di moda. punk e poesia e fiumi di caffeina al posto del sangue. quasi teneri.quasi innamorati.quasi e basta.
domenica 6 giugno 2010
.
Joey si stava perdendo in fitte foreste calde e afose. scompariva piano e poi spuntava di nuovo alla luce del sole per ricadere piano graffiandosi le ginocchia nella fitta boscaglia. degli amori che nessuno veniva più a chiederle nulla. dei capelli che cadevano piano lungo la schiena freddi. la fiducia che s'incastrava nei rovi e rimaneva indietro ed arrancava per ritornare in lei. e se poi si spegne tutto. rivoluzioni e scottature di sigaretta. underground, come il cielo. "come il cielo blu dove non ci sei tu." scriveva Joey nelle cortecce delle betulle.
lunedì 17 maggio 2010
bleah.
i giorni di pioggia sembravano aver già abbandonato gli angoli più bui. Joey e i giorni che scivolavano lenti, spenti. le sigarette tutte uguali. dolci e docili. Nietzsche è senza camicie. i draghi che volavano basso per starle vicino.che si perdeva il controllo dell'anima e andava a schiantarsi sui pali come gli ubriachi del sabato sera. c'erano sirene in lontananza. odore di terra umida sotto le scarpe slacciate. comporre stati d'animo e farci le operazioni con la calcolatrice. cinque.tre.uno.uno.otto.diciotto.vaniglia nera e virgole distanti almeno quattrocentotrentun chilometri e nessun eurostar.
lunedì 10 maggio 2010
vinorosso.
Immaginava gli artisti urlare parole fuori dalle finistre alla sera, a Parigi. Joey avrebbe venduto l'anima per essere lì con loro. stringere lunghi calici ricolmi di vino rosso e perdersi ridendo e il mattino dopo ancora ubriachi dormire sui divani con la tappezzeria di velluto blu. i posaceneri ricolmi di tumori. comporre numeri di telefono sconosciuti e recitare sottovoce poesie a chiunque fosse dall'altro capo del telefono. la razionalità che scorreva lenta tra la pioggia lungo le grondaie.eri appena tornata frastonata da Parigi.eravamo seduti scomodi e non mi ero pettinato abbastanza per vederti. le tue sigarette mi abbassavano pericolosamente la pressione. le scale a chiocciola che portavano su plutone e le lune che le andavano addosso.
martedì 4 maggio 2010
finestre.
fuori dai vetri opachi si condensava una pioggia fina, leggera sembrava quasi dolce.per Joey non lo era. vedeva inzupparsi le ansie come i biscotti, diventare pesanti e caderli addosso. le tazze versione speciale della biennale di laguna s'ammucchiavano in un alta e traballante torre di ceramica. avanguardie letterarie e i dandy che non c'erano più. correvano per i prati d'agosto, tra le spighe che non c'erano più. pellicole che si ingiallivano, vecchie batterie arruginite. la fotografia che saturandosi rimaneva ad impolverarsi.
Quando finirai gli esami
Andremo in mare con la macchina
E si parlerà di quando ti dicevo
Ma che begl’occhi che hai
Chissà come mi vedi bene
Andremo in mare con la macchina
E si parlerà di quando ti dicevo
Ma che begl’occhi che hai
Chissà come mi vedi bene
sabato 1 maggio 2010
scale.
isolamenti. Joey che vedeva l'estate arrivare come un treno-merci carico di carbone nei binari bollenti. le viole che continuavano a sfiorire. sogni di follie venduti all'asta. la peggio gioventù. dare da bere ai cactus abbandonati sulle grondaie. terrazzi troppo piccoli e vie troppo poco illuminate. Joey scivolava piano lungo le scale nella penombra di una giornata nuvolosa. il rumore delle calde telenovela spagnole lungo il corridoio. gatti anoressici che miagolavano al sole delle sette di sera. anice lungo l'esofago, fredda. s'ubriacavano insieme una vita fa, ridendo contro i rotoli di carta igenica. come erano belli. cristo come erano belli.
mercoledì 21 aprile 2010
zucchero.
Joey aveva le mani fredde mentre s'immergava tra i suoi incubi fatti di anice e zucchero di canna. it is a northern country; they have clod weather, they have clod hearts. Holden Caulfield che avanzava nei campi di segale. anche cappuccetto rosso come Joey era una serial killer, erano amiche. lo dicevano in tanti che si moriva di morte lenta quando dalle sinapsi le idee erano emigrate. fumava lasciando i mozziconi neri lungo la linea bianca che separava le loro anime. aria che non smuoveva nemmeno i volantini che tanto nessuno mai avrebbe letto. facevano i falsi artisti alternativi di provincia correndo lungo i binari urlando le poesie di Boris Vian.
ricci spettinati tra le sue dita. le birre fredde che lasciavano scendere la condensa sul tavolino di cristallo. balconi bianchi affogati nelle edere e dalle polaroid. voleva un urlo, lei. c'era solo un tetro e pesante silenzio.
Je mendierai ma vie
Sur les routes de France
De Bretagne en Provence
Et j'irai dire aux gens
Refusez d'obéir
Refusez de la faire
N'allez pas à la guerre
giovedì 15 aprile 2010
elefantirosaediavolineri.
c'erano cene all'ombra di lame taglienti e magliette sgualcite con l'effige di Rotten, mentre Joey sperava di trovarsi tra gli angoli più remoti e francesi di Parigi. il ronzio contorto degli insetti l'infastidiva. perdersi il lingue veloci, profonde ma disperate. she's lost control.chi s'imprimeva adorabili coniglietti bianchi sul collo, chi aspettava virgole e continuava a scrivere punti. bisogni speciali. e la pioggia.
venerdì 9 aprile 2010
bitterend.
c'erano direzioni diverse nell'aria. Joey si perdeva sgranocchiando vecchi pezzi di sedano. onomatopeici i suoni attorno a lei. i corvi gracchiavano sulla staccionata bianca accanto a lei. il rumore della sera che si spegneva tra le pieghe delle lenzuola e del suo maglione. delle viole nemmeno più i petali, spazzati via dal venticello primaverile. s'immaginava vite parallele tra i mattoni affogati nella candeggina. candidi e canditi. i cuccioli di drago che crescevano. tuonava l'atmosfera e non aveva nemmeno una moneta con cui ripararsi. i fondi di caffè nelle tasche, l'amato profumo di vaniglia tra le dita. non sorrideva. non sorridevano.
lunedì 5 aprile 2010
uh
Il mio cuore è spezzato. ma ho un po' di colla. aiutami a inalare e galleggiare, a te la decisione, non sei morto. Ma è così che mi sento, sdraiato a letto. se ne andava Kurt Cobain, forse non aveva abbastanza colla per sè. Joey non aveva per niente voglia di badare alle sue piante grasse.
una bolla di sapone che le era scoppiata dritta in viso. l'inverno finirà, così anche il gelo nel tuo cuore.ma poi a Joey non sarebbe piaciuto ballare comunque.e ad occhi chiusi vedeva una casetta con terrazzo e sedie in ferro. le birre nel frigorifero blu e moquette grigia ovunque,per non avere i piedi gelidi. non contavano nemmeno più i mozziconi, loro. non contavano nemmeno più le polaroid sulla parete bianco sporco, loro. aria e sangue, loro. Joey trascurava Violet, e trascurava anche le farfalle che s'impigliavano nel cestello della lavatrice anni settanta. che alla fine tutti sono un po' anemici, non solo lei. le virgole a penna che si disegnava continuamente, per colpa della pigrizia. vivevano di colonne sonore e di fotografia.e sfiorivano le viole.
una bolla di sapone che le era scoppiata dritta in viso. l'inverno finirà, così anche il gelo nel tuo cuore.ma poi a Joey non sarebbe piaciuto ballare comunque.e ad occhi chiusi vedeva una casetta con terrazzo e sedie in ferro. le birre nel frigorifero blu e moquette grigia ovunque,per non avere i piedi gelidi. non contavano nemmeno più i mozziconi, loro. non contavano nemmeno più le polaroid sulla parete bianco sporco, loro. aria e sangue, loro. Joey trascurava Violet, e trascurava anche le farfalle che s'impigliavano nel cestello della lavatrice anni settanta. che alla fine tutti sono un po' anemici, non solo lei. le virgole a penna che si disegnava continuamente, per colpa della pigrizia. vivevano di colonne sonore e di fotografia.e sfiorivano le viole.
domenica 4 aprile 2010
s'incastravanoleemozioni.
fuori dai finestrini quando l'aria se ne andava si vedeva sfocato. tra la pioggia che le scivolava addosso lenta. Joey, il signor V. e un adorabile marinaio ridevano negli specchi. che le pronunce dialettali il signor V. non le conosceva. vaniglia nera e fiammiferi.chissà se sono solo un bisogno fisiologico gli abbracci. che Torino era bella e c'erano i Nerorgasmo ormai troppo tempo fa. punk e poesia.chi scava nei cuori.chi, come Joey, respirava a pieni polmoni. tutto o niente. avvolgersi di Aria a quadri. sorridere. disegnare virgole nei fogli a protocollo.
mercoledì 31 marzo 2010
precarietà.
precaria era l'aria e anche l'acqua della doccia. e i cd dei Kings of Convenience che non finiscono mai al momento giusto. Joey e le sue crisi di nervi da quattordicenne alle prese con i problemi adolescenziali.
Joey aveva voglia di una passeggiata sotto la pioggia leggera che preannunciava un umido aprile. un ombrello a righe turchine e candide, quasi ci pioveva dentro. sorgeggiare litri di camomilla calda con le mani che tremavano incapaci di placarsi. città invisibili dai nomi di donne d'altri tempi. amori che si dirottano verso l'america. diari che fanno venire la nausea.
Joey aveva voglia di una passeggiata sotto la pioggia leggera che preannunciava un umido aprile. un ombrello a righe turchine e candide, quasi ci pioveva dentro. sorgeggiare litri di camomilla calda con le mani che tremavano incapaci di placarsi. città invisibili dai nomi di donne d'altri tempi. amori che si dirottano verso l'america. diari che fanno venire la nausea.
venerdì 26 marzo 2010
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